Un respiro fuor di queste mura
Il Congresso Nazionale è un momento fondamentale nella vita di una società scientifica.
Costituisce primariamente una importante occasione di aggiornamento, in un mondo in continua evoluzione di conoscenze come quello medico.
In secondo luogo, consente di analizzare l’evoluzione della sanità dal punto di vista organizzativo e gestionale, per proporre modelli efficaci con le risorse a disposizione.
La precedente edizione di Bari ha chiuso definitivamente il drammatico periodo dell’emergenza COVID, sottolineando il ruolo svolto dalla Pneumologia, le criticità e le sfide future. Gli pneumologi hanno confermato il loro ruolo nella gestione del malato critico, in particolare nel trattamento dell’insufficienza respiratoria con la ventilazione meccanica non invasiva e con l’ossigenoterapia ad alti flussi.
Questa edizione congressuale propone le possibili linee di sviluppo future, in una sanità italiana in continua evoluzione e in evidente difficoltà a soddisfare le legittime necessità dei cittadini in tema di prevenzione, diagnosi, trattamento delle patologie e presa in carico delle cronicità. I modelli gestionali dovrebbero tener conto della consistente epidemiologia delle malattie respiratorie, delle innovazioni terapeutiche e dell’invecchiamento della popolazione, con una valutazione complessiva sul miglioramento dello stato di salute, sulla prevenzione delle riacutizzazioni e delle ospedalizzazioni.
Le sfide future
Le Unità Complesse di Pneumologia sono organizzate in centri Hub e in centri Spoke e per non impoverirsi culturalmente devono disporre di un reparto di degenza, di un’area di semi-intensiva respiratoria, di un’attività ambulatoriale di fisiopatologia respiratoria, di disturbi del sonno, di una attività di malattie della pleura e di una broncoscopia efficiente. Nei centri Hub può essere organizzata un’attività di broncoscopia interventistica e vari gruppi multidisciplinari, dalla fibrosi polmonare, alle patologie eosinofiliche, alle neoplasie polmonari.
Il programma scientifico riflette queste complessive conoscenze per consolidare le attività pneumologiche ospedaliere.
Il riconoscimento delle semintensive respiratorie
Alcuni documenti ministeriali hanno recentemente posto delle linee di indirizzo, ma negli anni del post-COVID la competenza pneumologica deve essere riconosciuta soprattutto in questa attività. Il decreto Balduzzi aveva precedentemente istituito alcune reti sanitarie, come ad esempio quella dell’infarto del miocardio e dello stroke, trascurando l’insufficienza respiratoria. L’insufficienza respiratoria è la motivazione più frequente, dopo lo scompenso cardiaco, di ricovero ospedaliero in ambito internistico, con una elevata epidemiologia. Le semintensive dovrebbero essere ufficializzate, non si tratta solamente di un atto formale, ma l’istituzione comporta l’obbligatorietà di competenze, dotazione strumentale, medica e infermieristica. Negli ambiti provinciali e regionali l’insufficienza respiratoria può essere gestita mettendo in rete le realtà pneumologiche con differenti livelli di strumentazione e competenze, ma nelle schede ospedaliere le semintensive devono essere riconosciute ufficialmente e la Società sta lavorando in tal senso.
La collaborazione con il Territorio
AgeNaS ha recentemente pubblicato il documento di indirizzo per l’attuazione del modello delle Case della Comunità. Un mondo ideale che prevede una di queste strutture ogni 50.000 abitanti, con una presenza medica h-24, ma con una dotazione strumentale che potrebbe consentire di gestire molti pazienti senza ricorrere alle strutture specialistiche ospedaliere. Si parla espressamente di attività di fisiopatologia respiratoria, quindi l’esecuzione di una spirometria. È prevista la presenza degli specialisti delle principali patologie croniche, per quanto riguarda l’incidenza epidemiologica: cardiologo, diabetologo, pneumologo. Per il momento stiamo costruendo solo le mura, ma il nostro obiettivo è collaborare con le diverse Aziende Sanitarie perché questa è una grande sfida per il futuro. La gestione territoriale di pazienti affetti da lievi patologie (asma lieve, BPCO al I° e II° stadio per esempio) potrebbe consentire alle strutture specialistiche di avere più tempo per le condizioni più gravi e che richiedono maggiore monitoraggio. Le unità territoriali pneumologiche, inoltre, possono garantire questo controllo capillare sul territorio, il numero crescente di giovani specialisti che inizieranno a lavorare nei prossimi anni potrebbe consentire di incrementare queste attività.
Il programma scientifico fornisce importanti momenti di aggiornamento sulla terapia e sul trattamento farmacologico delle più comuni malattie respiratorie, ma soprattutto propone una modalità collaborativa tra ospedale e territorio.
La Formazione Continua
Negli ultimi anni AIPO-ITS/ETS ha proposto la certificazione delle competenze su tematiche fondamentali, come i disturbi respiratori nel sonno, la Riabilitazione respiratoria, i supporti respiratori non invasivi nella gestione dell’insufficienza respiratoria acuta, l’ecografia polmonare e prossimamente la fisiopatologia respiratoria. Con la certificazione e la istituzione dei Registri degli Esperti, AIPO-ITS/ETS si fa da garante della competenza dei propri associati, ma soprattutto propone una modalità di aggiornamento efficace, sia teorica che pratica ed in continua evoluzione.
Il programma scientifico prevede, oltre alle diverse e specifiche sessioni frontali, corsi teorico-pratici che consentiranno ai partecipanti di fare il punto sulle diverse competenze.
La Prevenzione
Il mondo scientifico ha avuto il merito, in particolare nell’ultimo decennio, di consegnare a politici ed amministratori, locali, nazionali ed internazionali, dei dati certi sul danno respiratorio provocato dai cambiamenti ambientali. Gli pneumologi sono chiamati non solo a curare i pazienti, ma anche a promuovere la prevenzione ed essere voce critica nel dibattito pubblico, ribadendo l’impatto ambientale soprattutto sull’apparato respiratorio. Le malattie respiratorie spesso sono diagnosticate solo nelle fasi avanzate, abbiamo assolutamente bisogno di aumentare la consapevolezza e di migliorare la diagnosi precoce. La consapevolezza è anche nei confronti dell’ambiente.
“Un respiro fuor di queste mura”, parafrasando Shakespeare, vuole essere un monito ai nostri amministratori perché aumentino la loro sensibilità sull’argomento, perché il tentativo di migliorare l’ambiente e la qualità dell’aria non è più rimandabile.
Vi aspettiamo
Claudio Micheletto
Presidente del Congresso